Avv. Alessia Nuciari, direttore responsabile Compliance Meditrial.

L’industria della diagnostica in vitro ha subito una trasformazione sostanziale. Il Regolamento IVDR 746/2017, pubblicato a maggio del 2017 e applicato dal 26 maggio 2022, ha introdotto importanti cambiamenti nel settore. Le principali modifiche designano un sistema rafforzato di organismi notificati che per la prima volta si trova a valutare la conformità per circa il 70% dei dispositivi di diagnostica in vitro. Questo radicale cambiamento coinvolge non solo i fabbricanti di dispostivi medici diagnostici in vitro ma anche investigatori e sponsor impegnati nella conduzione degli studi clinici richiesti dalla nuova normativa.

LE TIPOLOGIE DEI DIAGNOSTICI IN VITRO

I dispositivi medico-diagnostici in vitro (IVD) svolgono la loro funzione al di fuori dell’organismo su campioni che vengono prelevati dal corpo umano. I soggetti umani non sono in genere esposti a rischi durante i test di prestazione dei dispositivi medici IVD, ad eccezione del rischio associato alle procedure di raccolta dei campioni o quando le informazioni ottenute vengono utilizzate per la gestione del paziente.

Tra gli IVD sono inclusi test e dispositivi come strisce reattive e reagenti, che utilizzano campioni come sangue, tessuto o urina, per eseguire screening, diagnosi, prognosi, test predittivi e monitoraggio delle condizioni.

I campioni sono ottenuti attraverso le normali funzioni corporee o attraverso l’uso di dispositivi medici invasivi che consentono di ottenere il campione (ad esempio, la biopsia). I campioni non vengono mai reintrodotti nel corpo umano. Queste differenze rendono le prestazioni e le caratteristiche di rischio degli IVD diverse e uniche rispetto agli altri dispositivi medici.

LA VALUTAZIONE DELLE PRESTAZIONI

In modo analogo a quanto richiesto per i dispositivi medici, anche nel mondo IVD abbiamo assistito, con il nuovo regolamento IVDR, a una più chiara ed efficace illustrazione del processo di produzione delle evidenze cliniche chiamato “Valutazione delle prestazioni” (Allegato XIII, IVDR).

È importante sottolineare che la valutazione delle prestazioni deve essere considerata come un processo continuo necessario non solo per generare ma anche mantenere l’evidenza clinica necessaria per supportare lo scopo previsto del dispositivo diagnostico in vitro. Pertanto, l’IVDR richiede l’adozione di un approccio basato sul ciclo di vita, in base al quale l’evidenza clinica deve essere aggiornata durante l’intero ciclo di vita dell’IVD. Gli sviluppi scientifici e i miglioramenti dello stato dell’arte devono essere riesaminati e valutati dal fabbricante nell’ambito delle sue attività di sorveglianza post-commercializzazione continua e proattiva.

Tale percorso comprende diverse fasi, in cui gli input sono rappresentati dai requisiti generali di sicurezza e prestazioni e dalla destinazione d’uso e gli output dalle evidenze cliniche collezionate durante lo studio di performance clinica, esplicate nel Rapporto finale di valutazione delle prestazioni.

I PILASTRI DELLE EVIDENZE CLINICHE

Come per i dispositivi medici, lo scopo dello studio di prestazione clinica è quello di catturare dati clinici necessari a fornire le evidenze cliniche utili a supportare la conformità del dispositivo oggetto d’indagine ai fini dell’immissione sul mercato.

Le evidenze cliniche generate dallo studio sono di supporto alla “validità scientifica”, uno dei tre pilastri del processo di valutazione della prestazione clinica-

Per ciascun dispositivo devono inoltre essere realizzati i rapporti di prestazione analitica e di prestazione clinica, rispettivamente secondo e terzo pilastro del processo di cui sopra, i quali confluiscono insieme al rapporto di validità scientifica nel Rapporto finale sulla valutazione delle prestazioni (Performance evaluation report).

Nel determinare quali dati sono necessari per dimostrare la sicurezza e le prestazioni degli IVD, è importante considerare i dati esistenti disponibili e come colmare eventuali carenze. Nel caso in cui i dati non siano disponibili in quantità o qualità sufficienti, sarà necessario generarli. Il Clinical performance study rispetto agli altri due pilastri risulta essere fondamentale proprio quando vi è assenza di evidenze cliniche provenienti dalla letteratura e o da altri studi

LE NUOVE GCP

La linea guida 2022-2 MDCG, pubblicata dal Medical Device Coordination Group, al capitolo 6.7 relativo agli studi sulle prestazioni cliniche identifica tra le varie linee guida internazionali lo standard ISO 20916 per supportare lo sponsor nella conduzione dello studio clinico in conformità con i requisiti cogenti.

La norma ISO 20916 “In vitro diagnostic medical devices-Clinical performance studies using specimens from human subject-Good study practice” definisce le buone pratiche di studio, pianificazione, progettazione, conduzione, registrazione e rendicontazione degli studi delle prestazioni cliniche effettuati per valutare le prestazioni cliniche dei dispositivi medico-diagnostici in vitro (IVD). Questa norma è molto simile allo standard armonizzato per le indagini dei dispositivi medici, ISO 14155.

COME CONDURRE GLI STUDI CLINICI

Gli studi sulle prestazioni cliniche devono sempre essere progettati in modo da specificare le evidenze cliniche che lo studio intende produrre tenendo conto dei potenziali rischi, dei requisiti etici appropriati e garantendo la conformità a tutti i requisiti legali e normativi applicabili.

Attraverso il Piano di studio delle prestazioni cliniche (CPSP) vengono definiti i criteri, gli obiettivi, la progettazione, l’analisi proposta, la metodologia, la condotta di monitoraggio e la registrazione dello studio della prestazione clinica (allegato XIII IVDR 2.3.2).

Gli studi sulle prestazioni cliniche devono sempre essere progettati in modo da specificare le evidenze cliniche che lo studio intende generare tenendo conto dei potenziali rischi, dei requisiti etici appropriati e garantendo la conformità a tutti i requisiti legali e normativi applicabili. Poiché gli studi sulla prestazione clinica devono essere adattati alla popolazione prevista specificata, il fabbricante deve valutare e giustificare l’uso di qualsiasi campione all’interno del proprio studio sulla prestazione in considerazione dello scopo previsto e del tipo di IVD. La sostanziale differenza tra il mondo dei dispositivi medici e dei dispositivi medico diagnostici in vitro è rappresentata dal concetto di “prestazione clinica” presente soltanto in questi ultimi. La prestazione clinica di un diagnostico in vitro è la sua abilità a produrre risultati strettamente correlati con una particolare condizione clinica, psicologica o patologica in funzione della sua destinazione d’uso (la capacità di un test rilevare la positività/negatività di un paziente).

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